Ma non
fece quasi in tempo a gettare lo sguardo oltre la vetrina del pub, che tutte le
luci all’interno, eccetto quelle di sicurezza, si spensero. Dopodiché riuscì
solo a individuare, oltre ai contorni del mobilio, le sagome di alcune persone
che sembravano confondersi con la parte più in ombra della parete di fondo
della stanza. Si trattava in realtà, come Luisa si rese conto alcuni istanti
dopo, di un varco che si apriva tra due colonne lignee. Un varco che lei
immaginò dovesse portare allo spazio dove era previsto che suonassero gli Hel.
Se non altro, almeno l’incantesimo che
sembrava tenerla relegata all’esterno delle mura di casa doveva essersi
spezzato, perché si sentiva finalmente pronta a rientrare. Fece quindi per
incamminarsi di nuovo quando, nel voltarsi, andò quasi a sbattere contro
qualcuno che aveva tutta l’aria di avere approfittato della sua distrazione per
portarsi silenziosamente alle sue spalle. Stava per lanciare un urlo, poi
riconobbe Fabrizio.
«Mi hai fatto venire un colpo»
esclamò.
«Mi spiace» replicò lui «non era mia
intenzione. Sei arrivata in ritardo anche tu, vedo».
«Ritardo?».
«Sì, per il concerto delle Hel. Non
eri venuta per loro?».
Luisa scosse la testa: «No, in realtà passavo di qua per
caso».
«Io invece ho mancato l’autobus
giusto» spiegò Fabrizio «ho
preso il successivo ma, come vedi, non è servito. Pazienza, sarà per un’altra
volta».
Luisa in realtà non sapeva bene che
pesci prendere. Intuiva solo di non essere nello spirito giusto per parlare con
lui e che doveva perciò togliersi in un modo o nell’altro da quell’impiccio.
«In realtà ero già sulla strada di
casa» chiarì, mimando il gesto di rimettersi in cammino «ti aspetto per sabato a cena,
ok?».
Ma Fabrizio non sembrava propenso a
farsi liquidare così facilmente.
«A proposito della cena…».
«Se ti riferisci alla questione vegan»
lo prevenne Luisa «è tutto a posto. Non mi hai creato nessun problema».
«Ne sono contento» replicò lui,
esitante «ma non pensavo a questo…».
Sembrava caduto all’improvviso preda
di uno dei suoi attacchi di timidezza e Luisa si chiese cosa stesse cercando di
dirle.
«È forse qualcosa che ti sei
dimenticato di scrivermi nella tua e-mail? Se è così, non farti problemi a
dirmelo adesso» lo rassicurò.
«No, no… niente del genere» le rispose
lui «è che… detto in tutta
sincerità, sono rimasto stupito dal tuo invito».
Era ovvio, pensò Luisa, che Fabrizio
doveva aver percepito nei loro incontri precedenti la scarsa simpatia che lei
aveva nei suoi confronti.
Tuttavia le sue parole le offrivano un’ottima occasione per ritoccare al meglio
la versione della storia che stava cercando di mettergli sotto gli occhi.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- «Lo abbiamo deciso di concerto io e Giulia» mentì «come modo per ricambiare la tua gentilezza. Quella di averci prima invitato a casa tua e adesso al Ragnarock, intendo».Fabrizio sorrise e annuì, ma Luisa dedusse, dalla sua espressione, che non doveva essere stata molto convincente.Cercò così di sviare il discorso dicendo la prima cosa che le passò per la testa: «Perché volevi vedere il concerto degli Hel? È un gruppo che ti piace?». [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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