Senza
dire niente, Alessandra alzò il piatto all’altezza del suo plesso solare e con
la mano libera afferrò una delle uova, se la portò alla bocca e la addentò.
Luisa era stupefatta: per la prima volta in due anni, la vedeva mangiare.
E la sua sorpresa era destinata a
prolungarsi, perché, subito dopo, la ragazza allungò ancora il piatto verso di
lei con l’apparente intenzione di offrirle l’altro uovo. Luisa esitò per un
breve momento, poi decise di stare al gioco, ma, proprio mentre stava per
allungare a sua volta la mano, emerse alla sua vista un dettaglio
raccapricciante che le era prima sfuggito: la superficie all’apparenza bianca e
lucida dell’uovo era in realtà pervasa di sottili ramificazioni venose che
trattenevano ancora il loro sangue. Luisa si rese conto, in poche parole, che
quello che aveva sotto gli occhi non era per niente un uovo bensì il testicolo
spellato di un grosso animale, forse di un cavallo. Fece per gridare, ma si
sentì la gola come paralizzata. In compenso, colpì però il piatto con una mano,
facendolo finire rumorosamente in terra e andare in mille pezzi.
Era stato in realtà un incubo bello e
buono e, almeno nella prima metà, di un realismo impressionante: lei aveva
veramente creduto di essersi alzata dal letto ed essersi diretta verso la
cucina. E anche tutti i suoi pensieri successivi, che ricordava altrettanto
bene, avevano seguito una logica impeccabile.
Si chiese allora quali associazioni di
idee potessero averlo originato. Era stata la musica di Marilyn Manson a
provocarlo? O forse i disegni che decoravano il Ragnarock e che lei aveva
osservato a lungo? Sicuramente doveva riguardare la relazione, che aveva finito
per mettere radici nella sua mente, tra la figura di Alessandra e il
frigorifero. E il frigo conteneva in quel momento, tra le altre cose, delle
uova…
Luisa stava in ogni caso tornando
lentamente padrona di sé e delle sue emozioni e decise, come prima cosa, di
verificare il suo sospetto che potesse anche essere trascorsa una certa
quantità di tempo dal momento in cui si era distesa sul letto. Ne ebbe la
conferma non appena posò l’occhio sul display del suo cellulare. Facendo i
calcoli, dopo l’ascolto del cd doveva aver dormito per un’ora e mezzo, forse
due ore. Era anche troppo tardi ormai per mettersi a cucinare e, in ogni caso, il sogno le aveva
fatto passare l’appetito. Anzi, la sola idea di mettere piede in cucina le dava
la nausea e, se avesse visto un uovo, avrebbe probabilmente vomitato.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Ma l’appartamento nel suo insieme le sembrò diventato all’improvviso ostile, come se tra le sue pareti aleggiasse ancora l’eco del suo incubo. Luisa decise così che fosse meglio per lei uscire e camminare finché non si fosse tranquillizzata del tutto.Vagò per un po’ senza meta nelle vie del centro, poi entrò in un bar, si sedette a uno dei tavoli e ordinò una tazza di cioccolata calda. Nel frattempo si mise anche a sfogliare uno dei quotidiani messi a disposizione dei clienti per la consultazione e vide che, nella pagina dedicata agli eventi cittadini, era menzionato anche il Ragnarock. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
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Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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