Avrebbe
così potuto ascoltare dalla viva voce dell’amica il resoconto completo del suo
colloquio con Eva Luna, invece che averne un riassunto per via telefonica.
Detto
fatto, due minuti dopo era sulla sella del suo scooter, in viaggio verso il
Ragnarock. O, per meglio dire, verso il bar nei
pressi del Ragnarock dove si era seduta due sere prima e dove aveva avuto
occasione di leggere il trafiletto sulle Hel.
Al suo
ingresso nel locale, Luisa avvisò il barista che avrebbe atteso l’arrivo di
un’amica prima di ordinare e si sedette allo stesso tavolo della volta
precedente. Cominciò poi a riflettere sullo strano sogno che aveva avuto
durante il concerto. In realtà, se si escludeva la parte finale, il suo grado
di verosimiglianza era tale da avere tutte le caratteristiche di un vero e proprio ricordo del suo passato. Rammentava infatti ancora benissimo, a sedici
anni di distanza dall’ultima volta che l’aveva veduta, la casa abbandonata con
la sua facciata color zafferano e le finestre con i vetri rotti. Così come ricordava il dettaglio dell’erba gattaia e
anche gli strani discorsi che le faceva talvolta la nonna. Anzi, a pensarci
bene era perfino in grado di dare un seguito all’episodio, perché una volta,
notando come vicino al rudere ci fossero le tracce di un fuoco, aveva chiesto
alla nonna se per caso le streghe non ci venissero ancora in quel posto.
Ma lei
era stata categorica nel suo diniego: «No, l’ultima volta ci sono venute
quando ero bambina io» le aveva risposto.
Argomento
chiuso. O quasi. Perché poi, qualche giorno dopo, Luisa fece l’errore di
chiedere a suo padre se sapeva cosa facessero le streghe e lui volle subito
sapere come le fosse venuta in mente una simile domanda. Allora lei fece il suo
secondo errore di seguito: quello di dirgli la verità. Il risultato
fu una furiosa litigata tra i suoi genitori, con suo padre che insisteva sulla
necessità di porre un limite ai suoi soggiorni dalla nonna, per preservarla da
tutte le sciocchezze che le metteva in testa. Ed era un’idea, quella, che a
Luisa non piaceva neanche un po’.
Per
fortuna, però, la cosa rientrò più in fretta del previsto e la consuetudine che
voleva che lei trascorresse almeno un fine settimana su due
dalla nonna non fu intaccata. Si sarebbe comunque guardata bene, da
quel momento in avanti, di far parola con suo padre di quello che lei sentiva
dalla bocca dalla nonna. Chissà cosa avrebbe detto, per esempio, se avesse
saputo che la metteva in guardia dalla Gatta Maimona! E questo era qualcosa che Luisa capiva ancor meno della faccenda delle streghe,
perché se c’era qualcuno al mondo che lei avrebbe voluto incontrare di persona
era proprio la Gatta Maimona. Ma a sentir sua nonna…
Il
segnale di avviso del cellulare la distolse improvvisamente dai suoi ricordi.
Guardò il display e vide che il messaggio era proprio di Giulia. Lo aprì con
trepidazione e lesse:
Uscita
adesso dal Ragnarock. Attendo tua chiamata.
Questa parte del labirinto è stata scritta da Ivano
Landi, autore dei romanzi L'Estate dei Fiori Artici e Solve
et Coagula.
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Luisa aveva appena terminato di scrivere un messaggio di scuse a suo padre, quando Giulia fece ingresso a sua volta nel bar e si sedette davanti a lei. Solo fino a un momento prima era stata pronta a ricoprirla di domande, ma, non appena notò che l’amica era su di giri, Luisa sentì subito smorzarsi il suo impeto. [continua] (vai alla parte AAAAAAAAAABAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA di Ivano Landi, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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