giovedì 7 novembre 2013

Parte AEA di Belle



Aveva premuto il pulsante del secondo piano, ma, proprio nell'istante in cui le porte si stavano chiudendo, una ragazza sgusciò all'interno. Minuta e bruna, aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo e indossava una giacca blu su un paio di jeans. Le dedicò uno sguardo, una frazione di secondo: non aveva proprio niente di speciale, niente che gli desse motivo di guardarla per un momento di più.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono e davanti ai suoi occhi apparve l'open space dove avrebbe dovuto trascorrere il resto della giornata, fece per uscire, scontrandosi violentemente con la ragazza.
«Oh, mi scusi» disse lei con calore, guardandolo negli occhi.
Evitò il suo sguardo, scrollando le spalle e superandola rapidamente per dirigersi alla sua postazione. Il rumore di passi alle sue spalle lo fece voltare e vide la ragazza seguirlo, per poi sparire in una delle postazioni, a poca distanza dalla sua.
Il suo primo pensiero fu che non sapeva che aspettavano una nuova collega. Il secondo fu che, in fondo, non gliene importava niente.
Accese il computer, controllò la posta e sbrigò la poca corrispondenza che gli era arrivata durante il weekend. Tutto come ogni lunedì e come il resto delle mattine della sua vita, da quando era stato assunto lì. Aprì il fascicolo delle pratiche assicurative in scadenza e sollevò la cornetta del telefono per ricominciare a comunicare ai clienti che dovevano pagare la rata successiva.
Dopo quelle che gli erano sembrate ore, scoccò uno sguardo all'orologio digitale del computer: erano appena le 9.22. Non aveva iniziato a lavorare nemmeno da mezz'ora.
«Ti disturbo?».

Una voce femminile attirò la sua attenzione: era la ragazza dell'ascensore.
La sua unica risposta fu quella dei suoi occhi, che la fissarono stupiti e un po' infastiditi dall'interruzione.
«È che non è arrivato ancora nessuno e volevo sapere dove potevo prendere un caffè».
«Nel seminterrato. Se prendi l'ascensore, ti ritrovi le macchinette proprio davanti» disse solamente, tornando a comporre il numero del cliente successivo.
«Ah, comunque mi chiamo Lisa, molto piacere».

Rimase per un momento immobile a fissare lei e la sua mano tesa, stupendosi della sfacciataggine di quella ragazza. A guardarla meglio doveva avere più o meno la sua età, sebbene non fosse nemmeno lontanamente avvenente come le altre venticinquenni dell'edificio. Silvia compresa.



Questa parte del labirinto è stata scritta da Belle, gestrice del blog Flowerstardust, scrittrice, appassionata di fantasy, di musica e di teatro.



Ecco cosa puoi fare adesso...
  • Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
    • Alla fine, dopo diversi secondi in cui il suo sguardo infastidito non aveva fatto desistere la ragazza, tese la mano e strinse quella di lei, brevemente e senza alcuna verve. Disse il suo nome, borbottando un Alessandro a malapena udibile. Era evidente che, fosse stato per lui, avrebbe evitato del tutto di parlare.
      Nonostante questo, il gesto sembrò bastare alla ragazza, che gli rivolse un sorriso e si diresse verso l’ascensore, evidentemente per seguire le sue indicazioni e andare a prendersi un caffè. [continua] (vai alla parte AEAA di Salamandra, clicca sul link)
  • Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
  • Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente  (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.


Forza e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!



Attenzione: lo spazio dei commenti qui sotto può essere usato per fare commenti tecnico/stilistici o di gradimento sulla parte in sé, non per scrivere continuazioni. 



2 commenti:

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