Igor si
stupiva sempre della capacità dei folletti di nascondersi dietro ad apparenze
pressoché perfette. Lui ora era lì, distratto dalla silhouette provocante di
Penny, quando probabilmente la vera forma della segretaria era quella di un
esserino alto dieci centimetri e con una fila di denti particolarmente
affilati.
Abbassò lo sguardo e tornò a osservare
la foto, questa volta con più attenzione. Il disegno del tatuaggio non era
chiarissimo, dato che era coperto un po’ dal correttore e un po’ dal colletto
della camicia, tuttavia la sua presenza era già di per sé un’anomalia. Prese la
lente di ingrandimento e cominciò a studiarne le linee sgranate, maledicendo
tra i denti la risoluzione della stampa:
non riusciva a capire cosa potesse rappresentare. Al momento, s’intuiva solo
una forma circolare contenente un disegno di qualche tipo, apparentemente senza
ombreggiature. Sembrava quasi una specie di marchio.
Sbuffò, sollevando le braccia, nel
tentativo di stiracchiarsi un po’. Poteva essere qualunque cosa, magari era
solo un disegno idiota; eppure il suo istinto gli diceva che quel tatuaggio
nascondeva un’informazione importante.
Aveva bisogno di distrarsi un po’, per tornarci su con la mente più fresca.
Rimanendo seduto, si curvò e tese il braccio verso l’ultimo cassetto della
scrivania, il più vicino al pavimento. Lo aprì ed estrasse una scatola ampia
quanto il suo palmo: aprendola, inspirò profondamente l’aroma forte e
inconfondibile dei suoi sigari preferiti. Erano senz’altro una delle poche cose
per cui, ogni tanto, non odiava del tutto aiutare i suoi familiari: sapevano
come tenerselo buono. Questo era uno dei ringraziamenti
di suo fratello Vasilij, che se li era procurati durante un viaggio infra-dimensionale
(compravendita non esattamente legale, ma non poteva importargliene di meno).
Vasya l’aveva sottolineato, come a dire che il regalo era di particolare
valore, ma non poteva essere così tonto da credere di essersi sdebitato
soltanto con quello. Nel frattempo, comunque, Igor si godeva i sigari. Ne prese
uno e se lo portò alle labbra, mentre con la mano libera frugò in tasca per
prendere l’accendino.
Lo
accese, ruotandolo lentamente; tirò qualche boccata e sorrise soddisfatto. Poi
il telefono squillò e il suo idillio tabagista andò a farsi benedire.
«Prendi
tu la chiamata, Penny!» urlò, mangiandosi un po’ le parole per via del sigaro
tra le labbra. Sentì un parlottio, un silenzio stranamente lungo, un capisco,
certo ripetuto qualche volta; poi, l’inconfondibile suono di tacchi che
preannunciava l’arrivo della sua assistente, che aprì un poco la porta e sporse
la testa dentro la stanza, titubante.
«Igor…»
cominciò, per essere subito interrotta.
«Non
dirmelo: mia madre pensa di nuovo che le abbiano rapito il gatto.» disse,
sbuffando volute di fumo denso, con espressione arcigna.
Penny, però, sembrava piuttosto
agitata; Igor aggrottò la fronte.
«No, no»
disse, decidendo infine di non rimanere sulla soglia e di entrare nell’ufficio
«hanno trovato Rose».
Igor attese; in che senso trovata? La pedinavano da un po’ ormai e
non l’avevano mai persa.
«L’hanno trovata in un cassonetto. Stamattina».
«L’hanno trovata in un cassonetto. Stamattina».
A Igor
cadde il sigaro di bocca.
Questa parte del labirinto è stata scritta
da Salamandra (ovviamente è un nickname).
Ecco
cosa puoi fare adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Al momento non ci sono alternative, mi dispiace...
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza
e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!
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parte in sé, non per scrivere continuazioni.
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