sabato 14 settembre 2013

Parte ADAA di Salamandra



Igor si stupiva sempre della capacità dei folletti di nascondersi dietro ad apparenze pressoché perfette. Lui ora era lì, distratto dalla silhouette provocante di Penny, quando probabilmente la vera forma della segretaria era quella di un esserino alto dieci centimetri e con una fila di denti particolarmente affilati.
Abbassò lo sguardo e tornò a osservare la foto, questa volta con più attenzione. Il disegno del tatuaggio non era chiarissimo, dato che era coperto un po’ dal correttore e un po’ dal colletto della camicia, tuttavia la sua presenza era già di per sé un’anomalia. Prese la lente di ingrandimento e cominciò a studiarne le linee sgranate, maledicendo tra i denti la risoluzione della stampa: non riusciva a capire cosa potesse rappresentare. Al momento, s’intuiva solo una forma circolare contenente un disegno di qualche tipo, apparentemente senza ombreggiature. Sembrava quasi una specie di marchio.
Sbuffò, sollevando le braccia, nel tentativo di stiracchiarsi un po’. Poteva essere qualunque cosa, magari era solo un disegno idiota; eppure il suo istinto gli diceva che quel tatuaggio nascondeva un’informazione importante.
Aveva bisogno di distrarsi un po’, per tornarci su con la mente più fresca. Rimanendo seduto, si curvò e tese il braccio verso l’ultimo cassetto della scrivania, il più vicino al pavimento. Lo aprì ed estrasse una scatola ampia quanto il suo palmo: aprendola, inspirò profondamente l’aroma forte e inconfondibile dei suoi sigari preferiti. Erano senz’altro una delle poche cose per cui, ogni tanto, non odiava del tutto aiutare i suoi familiari: sapevano come tenerselo buono. Questo era uno dei ringraziamenti di suo fratello Vasilij, che se li era procurati durante un viaggio infra-dimensionale (compravendita non esattamente legale, ma non poteva importargliene di meno). Vasya l’aveva sottolineato, come a dire che il regalo era di particolare valore, ma non poteva essere così tonto da credere di essersi sdebitato soltanto con quello. Nel frattempo, comunque, Igor si godeva i sigari. Ne prese uno e se lo portò alle labbra, mentre con la mano libera frugò in tasca per prendere l’accendino.
Lo accese, ruotandolo lentamente; tirò qualche boccata e sorrise soddisfatto. Poi il telefono squillò e il suo idillio tabagista andò a farsi benedire.
«Prendi tu la chiamata, Penny!» urlò, mangiandosi un po’ le parole per via del sigaro tra le labbra. Sentì un parlottio, un silenzio stranamente lungo, un capisco, certo ripetuto qualche volta; poi, l’inconfondibile suono di tacchi che preannunciava l’arrivo della sua assistente, che aprì un poco la porta e sporse la testa dentro la stanza, titubante.
«Igor…» cominciò, per essere subito interrotta.
«Non dirmelo: mia madre pensa di nuovo che le abbiano rapito il gatto.» disse, sbuffando volute di fumo denso, con espressione arcigna.
Penny, però, sembrava piuttosto agitata; Igor aggrottò la fronte.
«No, no» disse, decidendo infine di non rimanere sulla soglia e di entrare nell’ufficio «hanno trovato Rose».
Igor attese; in che senso trovata? La pedinavano da un po’ ormai e non l’avevano mai persa.
«L’hanno trovata in un cassonetto. Stamattina».
A Igor cadde il sigaro di bocca.



Questa parte del labirinto è stata scritta da Salamandra (ovviamente è un nickname). 



Ecco cosa puoi fare adesso...

  •  Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
    • Al momento non ci sono alternative, mi dispiace...
  • Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente  (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.


Forza e coraggio, l'avventura nel dedalo continua!



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