La vista di una donna è sempre stimolante per un uomo,
anche quando è clinicamente morto, o sospeso in coma farmacologico, o in
procinto di trasformarsi in uno zombie, o qualunque altra cosa (se sapessi
quale esattamente sarebbe meglio, ma ancora non l’ho capito).
Una donna, esatto. Dietro la luce c’era una donna. Una
donna di un biancore esagerato: non un biancore di pelle umana, ma addirittura
eburneo, come di alabastro vero, marmo per statue. La osservo e dopo un attimo
mi viene in mente, ma sì, una figura sacra della mitologia tibetana: una tara.
Non ricordo quale sia il mio nome, però adesso rammento
che un tempo lontano, quando ero ancora vivo (o forse in una vita precedente?)
leggevo libri sulla cultura e la storia del Tibet. Ce n'era uno che parlava
proprio di ciò che accade a una coscienza dopo la morte del corpo, il lungo
viaggio verso uno dei sei universi in cui si reincarnerà…
Poi c’era un altro libro con tutta la cosmogonia
mitologica, le divinità, i demoni e le creature sovrannaturali, tra le quali le
tara…
Il primo dei due si intitolava Il libro tibetano dei morti e c’erano anche le istruzioni su come
comportarsi per evitare di reincarnarsi nell’universo infernale o in quello
delle creature desolate alle quali ogni piacere è negato.
Cioè, cazzo, ricordo tutte queste cose ma non i
dettagli importanti! Quali erano le parole da pronunciare per guadagnarsi
l’accesso agli universi positivi? Qual è il potere della tara bianca? E soprattutto, qual è il mio maledetto nome?
«Dimentica ogni dubbio».
La tara mi ha
parlato. Non ha aperto bocca ma ho percepito il suo messaggio.
«Qui non puoi esitare, devi seguire la tua ispirazione.
Se la tua coscienza è giusta, troverai la strada corretta. In caso contrario
nulla potrà salvarti”.
«Dammi un’indicazione, te ne prego» provo a
supplicarla.
Lei ha ormai assunto una luminosità accecante, l’intero
ambiente è un insieme di gradazioni di bianco, luce, bagliori, tratti di
opacità comunque chiare. Ma non resto abbagliato, riesco a tenere lo sguardo
fisso sul fulgore assoluto della tara
e sull’alone delle nuvole che la avvolgono.
«La luce esiste solo perché c’è l’oscurità. L’una ha
bisogno dell’altra per palesarsi. Non puoi fermarti nella luce. Raggiungi anche
l’oscurità e potrai ricomporre un unità nella tua coscienza. A quel punto
dovrai decidere cosa fare».
Ecco cosa puoi fare
adesso...
- Puoi scegliere come continuare la storia, scegliendo tra uno dei brani qui sotto:
- Vorrei chiederle altro, ma la luce si fa ancora più intensa per pochi istanti. Quando diminuisce, il bagliore diventa ugualmente diffuso e della tara non vi è più traccia.Devo seguire la mia ispirazione, ha detto. Devo giungere all'oscurità.Io che vado verso l'oscurità? Mi suona impossibile. Dal più banale timore del buio alla più matura paura per la violenza, mai mi sono sporto verso l'oscurità. Perlomeno credo. In ogni caso ho già constatato che la mia opportunità di scelta è solo astratta.Mi guardo attorno. In quel fulgore senza fine, in quella sorta di bianca stanza senza muri o segni, dove avrei dovuto andare? Dov'era l'oscurità? [continua] (vai alla parte ABCAAA di Maria Todesco, clicca sul link)
- Puoi scrivere tu una nuova continuazione (di massimo 500 parole) mandandola a ildedalodellestorie@yahoo.it (le modalità sono descritte nella pagina introduttiva, ricordati di indicare il codice nel titolo di questo post).
- Se, invece, questa parte non ti ha convinto/a o volevi che le cose andassero diversamente, torna al capitolo precedente (ti basta cliccare sul link) e scegli un'altra strada o scrivine una.
Forza e coraggio,
l'avventura nel dedalo continua!
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